Benvenuti a L’amore nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, la rubrica dove Cristiana Raffa racconta le storie di altre donne con cui ha avuto a che fare lei, e nel mentre ci parla di amore, di Internet e di se/come possono convivere le due faccende.
Partiamo con un classico, sì. (vb)
Non vorrai mica parlarci (pure tu) del sesso online? No no, qui si parla di sentimenti. Quelli delle mogli e delle fidanzate, più che altro. Ma non in generale eh, proprio in particolare. E si comincia con la storia di Sara. Sara che ha una serie di problemi travestiti da uno solo: suo marito frequenta siti di sex dating (vabbè cosa vuoi che sia, mi viene quasi da ridere). Il sotto-problema è che ha trovato annunci di tale marito corredati da immagini esplicite di se stesso (dicesi esplicito un pene in erezione, “a una prima occhiata puoi provare a sperare che non sia il suo, ma lo conosci bene e quindi lo ri-conosci e contemporaneamente lo dis-conosci. Sei sicura, ma vorresti provare a convincerti di aver sbagliato, solo che è inutile perché le mattonelle del bagno sullo sfondo sono proprio quelle di casa tua”). Il sotto-sotto-problema è che lui cerca anche omosessuali, ma siccome è abbastanza borghese per farlo, ma non abbastanza onesto per ammetterlo, si butta sulle coppie alla ricerca di “cose a tre” (tipo anni Settanta, in pixel).
Cara Sara – ho detto – si può fare sesso con un sessualmente omologo ma poi, quasi sempre, se uno si sente etero resta etero. Esattamente come se ti droghi un tantino da giovane non è detto che poi finisci in comunità. E no, non paragono l’omosessualità a un vizietto, né tantomeno alla vita in comunità, era solo una metafora superficiale. Come dire che ti puoi fare le canne, il Tavor e pure on-line zapping tra i vecchi classici di Maurizia Paradiso e poi votare Renzi senza sensi di colpa. (Se invece senza senso di colpa pensate che non ci sia gusto, allora consultate un compendio di frasi celebri di Giovanardi prima del voto. E poi votare lui).
Il marito di Sara ha cercato di giustificarsi dicendo che sui siti di sex dating ci sono tante sezioni dedicate proprio a uomini/donne sposati. Suppongo che volesse dire qualcosa tipo “nessuna implicazione, massima discrezione, tutto sommato siamo brave persone dedite alla famiglia. Automuniti. NON chiamare ore pasti”.
Faccio verifiche e navigo per capire. Chiedo a un esperto smanettone (sì, smanettone, ah-ah-ah) il quale mi spiega che molti degli annunci su quei siti sono fake e che i numeri di telefono di quelle “casalinghe in cerca di cazzo” (noblesse oblige, in quei contesti, si sa) sono trappolone a pagamento. Resta però il dubbio di Sara: avrà incontrato suo marito le donne o le coppie che gli hanno scritto per avere un appuntamento? Lui dice che ne ha incontrata una, voleva fare una cosa a tre col marito (ho saputo che va parecchio sta roba, soprattutto a #RomaNord) e si è tirato indietro. Dice anche che si sono incontrati in un bar vicino all’Olgiata (appunto) e che “a questa non le avresti dato una lira”. E Sara non sa se credergli e fidarsi. E comunque resta aperta la domanda sul perché.
Quando mi ha raccontato questa cosa era disperata, mi ha detto che ha pensato di volergli fare del male. Ha detto che è stato molto peggio che aver scoperto un tradimento: “è stato mettere in discussione ogni parte di me, io non sono stata in grado di capire l’uomo della mia vita. E ora mi chiedo se quest’uomo lo devo accettare”. Mi sono permessa di ricordarle che John Wayne Bobbit, noto alle cronache per aver subito l’evirazione da parte della moglie Lorena, successivamente si arricchì come protagonista di film porno e lei finì in clinica psichiatrica. È andata persino peggio alla californiana Catherine Kieu che si è beccata l’ergastolo questa estate per aver reciso e gettato nel tritarifiuti il pene del marito. E non le è servito a molto dire al giudice che lui se lo meritava proprio. Allora Sara mi ha risposto che intendeva “accettare” non nel senso del coltello, ma nel senso di approvare-tollerare. È stato lì che ho capito che questo fatto del sesso online era solo il travestimento di una serie di problemi parecchio più grandi. La mancanza di autostima, per esempio, che non è esattamente colpa di Internet.
—
Cristiana Raffa è una sociologa della comunicazione. Scrive di consumi culturali e lavora con quotidiani, riviste, web e tv. Ha collaborato, tra gli altri, con la Lettura del Corriere della Sera, il Sole 24 Ore, D La Repubblica delle Donne, Rai 5. La potete trovare anche su Twitter.